Siamo alla fine dell’Ottocento quando Giulio Cocchi, un giovane e creativo pasticcere di Firenze, si trasferisce ad Asti. La leggenda narra di un doppio innamoramento che lo porta a restare: uno per la figlia del proprietario di uno dei bar della piazza principale e uno per la tradizione enogastronomica piemontese.
Cocchi scopre così la capitale del Moscato e la tendenza ad aromatizzare il vino con erbe e spezie, e così nel 1891 apre la sua attività, ideando ricette originali per il Barolo Chinato, l’Aperitivo Americano e una lunga lista di vermouth che gli dà l’opportunità di salire alla ribalta.
Nel 1913 ci sono già sette filiali in Piemonte, il suo nome rimbalza da un lato all’altro del mondo durante la Belle Epoque, facendosi celebre ovunque: da New York a Londra, da Sydney al Venezuela fino all’Africa coloniale.
Dal 1978 la famiglia Bava ne ha modernizzato le tecniche di produzione, gettando le basi per rendere Cocchi un marchio di culto nel mondo, rilanciando Il Barolo Chinato e il Vermouth di Torino come prodotti di punta del panorama torinese.